Video mapping, la tecnologia che incanta
Video mapping, la tecnologia che incanta
Dipingere con la luce. Che magia meravigliosa! Questo è il dono del video mapping, che “trasforma” la realtà in quadri animati e scenografie fluttuanti grazie proiezioni di immagini e animazioni su superfici di edifici e non solo.
Per chi organizza eventi, spettacoli, attività culturali o realizza spot pubblicitari e videoclip, l’obiettivo più importante da raggiungere con il proprio lavoro è essere ricordato per aver emozionato, per aver colpito nel segno, per essere andato oltre il senso comune delle cose.
Come farlo? Il video mapping fa al caso nostro. Il suo raggio d’azione, infatti, è molto ampio. Si tratta di una tecnica che trasforma le superfici in display dinamici per la proiezione di contenuti video creati mappando le geometrie della struttura su cui sarà proiettata un’animazione in 2D o 3D. Ma come avviene il “mapping” o “mappatura” di una superficie? È un lavoro certosino realizzabile tramite una serie di rilevamenti fotografici della superficie da mappare, che vengono successivamente rielaborati per creare un modello virtuale in 3D.
Esistono molteplici tipologie di video mapping tra cui quello immersivo a 360°, che unisce la proiezione tradizionale ad ambienti con superfici proiettive circolari, semisferiche e cubiche. Lo spettatore in questo caso è letteralmente abbracciato da uno show che prende vita interamente attorno al suo punto di vista, senza soluzione di continuità.
Anche le figure professionali coinvolte sono numerose, soprattutto nei progetti più ambiziosi: lighting designers, video designers, grafici e tecnici audio e talvolta anche sceneggiatori, compositori di musica, doppiatori e cantanti.
Tre motivi per cui usare nei propri progetti questa tecnica scenica così innovativa:
- ha un impatto ambientale ridotto, poiché non produce rifiuti o inquinamento;
- è altamente personalizzabile;
- può essere interattiva, aumentando il livello di coinvolgimento dello spettatore.
Realtà aumentata, una marcia in più per l’organizzazione di eventi
Realtà aumentata, una marcia in più per l’organizzazione di eventi
Mimèṡi = imitazione. Da sempre l’uomo cerca di riprodurre la realtà, o meglio la sua forma ideale, nel modo più fedele possibile. Quadri, sculture, film ecc. Come si dice, negli anni ha fatto passi da gigante. Infatti, tra studi, prove, tentativi, fallimenti e vittorie, ha messo a punto l’Augmented Reality (realtà aumentata). Cosa si può fare con questa tecnologia? Creare esperienze immersive, coinvolgenti che nel mondo aziendale possano generare valore ed engagement. Un ambito in cui l’AR è impiegata con grande successo è quello degli eventi (fiere, convention aziendali, ecc), per coinvolgere il più possibile le persone che vi partecipano. La tecnologia diventa così alleato dello spettatore consentendogli di “portare con sé” parte dell’esperienza vissuta. Inoltre, l’AR si rivela uno strumento vicino al mondo dei social in grado di rendere tutto “condivisibile”, anche con chi è fisicamente distante. E, elemento non trascurabile, amplifica la portata dell’evento stesso. A differenza della realtà aumentata che arricchisce l’ambiente circostante con elementi che si sovrappongono al campo visivo, quella virtuale, invece, crea un mondo alternativo completamente digitale.
Esempi pratici di applicazione della AR:
– Maxischermi con animazioni che fondono ambiente reale con contenuti virtuali;
– QR Code per coinvolgere il fruitore in esperienze interattive tramite smartphone o tablet e consentire la “visualizzazione” di elementi multimediali sovrapposti allo spazio fisico in cui ci si trova;
– Visori per viaggiare, ad esempio, nel tempo e ammirare il luogo in cui ci si trova con le caratteristiche di un’epoca passata o futura.
Altri campi in cui applicare l’AR:
- Formazione;
- Intrattenimento;
- Presentazione di prodotti, oggetti;
- Concerti;
- Azioni di team building.
La realtà aumentata è uno strumento rivoluzionario, che può donare un plus al mondo che ci circonda.
Come si comunica nel 2022
Certe
Negli ultimi due anni siamo stati catapultati in un mondo iperconnesso. La presenza online è notevolmente aumentata rispetto ai tempi pre-pandemici. Questo implica la necessità, da parte delle aziende, di dover dare nuove direzioni alla strategia di digital marketing e calibrare i propri obiettivi in base alle esigenze del consumatore post-lockdown.
Ecco le nuove tendenze
Velocità: sempre più centrale, nelle imprese, è dover essere “al passo coi tempi”. Chiarezza e trasparenza divengono elementi fondamentali per agevolare la ricerca di informazioni nel minor tempo possibile. Massimo rendimento con il minimo sforzo.
Autenticità: il senso di appartenenza è un sentimento in costante crescita e che ha posto le proprie radici nel lungo periodo di chiusura forzata a cui è stato sottoposto tutto il mondo. Diventa, dunque, fondamentale fare in modo che il contatto con il fruitore, qualunque esso sia, divenga diretto, senza alcun tipo di intermediazione.
Fiducia: aumenta la consapevolezza della crescente esposizione della propria privacy nel mondo online. È il prezzo da pagare per esser sempre connessi. Il gioco del do ut des. Di conseguenza, diviene cruciale la costruzione di un solido rapporto di reciproca stima tra il singolo individuo e l’azienda di riferimento.
Sostenibilità: il brand activism non è più sufficiente. La collettività, per sentirsi parte attiva del cambiamento, richiede alle società di schierarsi esplicitamente in scelte sostenibili.
Immaginazione visiva: il video sta dominando sempre più i canali della comunicazione (Instagram, YouTube, TikTok ecc.), nelle loro molteplici declinazioni. Fare leva sull’emozioni, la semplicità e l’immediatezza, attraverso l’utilizzo del visual, è quanto attualmente preferisce l’utente che si avvicina ad una realtà imprenditoriale. I contenuti video predominano su newsletter, immagini o articoli di blog.
Paradigmi implementati, cambiamenti all’ordine del giorno. Impossibile fermarsi.
Nudge, perché abbiamo bisogno di una spinta gentile
Certe
Vi siete mai chiesti perché esistono strisce che delimitano le zone di parcheggio? Se non ci fossero, che cosa accadrebbe? Regnerebbe la legge del più forte. Gli altri si adeguerebbero alle scelte di posizionamento del primo. Che caos! Le strisce sono fondamentali, perché permettono l’ottimizzazione dell’area, consentendo manovre e spostamenti in totale sicurezza. Ecco, spiegato il nudging.
Questo concetto di “accompagnamento alla scelta” è sfruttato nel mondo della comunicazione, nelle sue molteplici declinazioni. Si tratta di un intervento proattivo sulla scelta dell’utente, in modo tale da indurlo a prendere specifiche decisioni, senza che venga percepito alcun tipo di costrizione. L’obiettivo è quello di generare comportamenti virtuosi, che possano portare al miglioramento, a lungo termine, del benessere delle persone coinvolte nell’azione. Protagonista indiscusso, dunque, il fruitore a cui viene semplificato il processo decisionale.
Il nudge pone le proprie radici nel mondo della psicologia e dell’economia comportamentale. Fondamentali i meccanismi mentali umani su cui si regge tutta l’impalcatura del nudging. Nello specifico si parla di bias cognitivi. Ma cosa sono? Si tratta di costrutti fondati su pregiudizi e idee errate e spesso utilizzati per prendere decisioni in fretta e senza fatica. Minimo sforzo, massimo risultato. Si Spera! La spinta gentile fa leva proprio su questi bias e attraverso rinforzi positivi o suggerimenti si prova a influenzare le scelte di gruppi e individui. Affinché un comportamento indotto possa sedimentarsi, nel destinatario del nudge, è necessaria la presenza di messaggi persuasivi, tempestivi, di facile attuazione e che possano avere anche ricadute di tipo sociale.
Per approfondimenti:
– R. Thaler & C. Sustein
Nudge: La spinta gentile. Milano (Feltrinelli)
– D. Kahneman
Pensieri lenti e veloci, Milano (Oscar Mondadori)
Anche il marketing può essere sostenibile
Certe
Come si a fa a rendere il marketing sostenibile? “Semplicissimo! Qualche campagna eco-friendly ed è fatta”. Sbagliato.
Sempre più persone si chiedono come poter lasciare ai posteri un mondo migliore di quello attuale. O almeno non peggiore. Da anni l’attenzione nei confronti della sostenibilità e dei temi ambientali si è imposta come tendenza dominante in più ambiti, tra cui anche quello del marketing.
Un’azienda orientata alla ricerca di un modus operandi più sostenibile e green ha come obiettivo principale quello di orientare i propri clienti verso stili di vita e consumo più sostenibili. Dunque, il focus ricade sulla soddisfazione dei fruitori di un determinato servizio e sugli effetti a lungo termine. Il benessere individuale diviene automaticamente collettivo.
In sintesi, si persegue l’appagamento dei bisogni dei clienti, il raggiungimento degli obiettivi aziendali in tema ambientale e la trasmissione di valori importanti.
Il green marketing ingloba nelle proprie azioni, non soltanto prodotti e servizi, ma anche l’immagine stessa dell’azienda. Per realizzare un piano sostenibile occorre onestà, coerenza, innovazione e revisione di tutte quelle pratiche legate all’impresa stessa, che risulterebbero in antitesi estrema con la sfera dell’eco-friendly. C’è necessità, dunque, di ridefinire l’intera mission aziendale.
Essere sostenibili è difficile, ma non impossibile.
Attenzione, però, al greenwashing! Questa terminologia è usata per tutte quelle imprese che sfruttano il trend mondiale dell’onda verde adottando una comunicazione sostenibile, ma non apportando, di fatto, alcun tipo di azione migliorativa interna, in ottica green. Conseguenze? Perdita di clienti.
I cambiamenti ambientali e climatici risultano essere la sfida più importante da affrontare, attualmente. Sviluppare, quindi, una brand identity sostenibile è diventato, ormai, un vero e proprio approccio strategico nella gestione di una azienda a cui, con l’avanzare del tempo, sarà sempre più difficile sottrarsi.
Blu Certe
Certe
Immaginare vuol dire avere una visione, mettere insieme idee ed emozioni e farci un cocktail mai bevuto prima. Certe è nata così, sulla scia colorata di una visione, un giorno di marzo del 2019. Negli occhi il mare più blu che la Puglia conosca, nella testa quella voglia matta di partorire un progetto che racchiudesse in un unico posto la voglia di creare, le esperienze maturate negli anni e delle belle teste, così diverse tra loro e così pronte a contaminarsi l’una con l’altra.
Insomma, una realtà fresca come quel mare, che contenesse tutto quel blu, tutte le parole che avevamo voglia di raccontare, tutte le sfide che avevamo voglia di intraprendere.
Il blu, a garanzia di quel ricordo, è finito nel logo, guadagnandosi un pantone mai esistito prima “il blu Certe”. Le nostre parole, invece, si sono accoccolate in quei tre puntini di sospensione, come una promessa, la nostra promessa: un dialogo creativo sempre aperto all’ascolto.
Si dice che si ricorda sempre il momento in cui viene al mondo un figlio. Ecco, anche i progetti lo sono…Benvenuta, Certe!